Mi chiedo da un pò di tempo 
Perchè tutta questa violenza e tutto quest'Odio e il disprezzo delle persone GAY? Il motivo? Che sono diverse delle persone etero che si amano,che si vogliono bene, perchè dobbiamo avere paura di loro? Loro sono più vere e dolci che ci sono allora smettila di fare il coglione e non rompere le palle.
L omofobia non deve esisistere 
Perchè l'omofibia è la vera Malattia.
Perchè devi avere Paura di 2 persone che si Amano veramente che si desiderano.
I GAY NON SONO MALATI MA UNA SCELTA DI VITA CON TE E SONO LE PERSONE PIÙ VERE E DOLCI CHE CI SONO. 
Io ho rubato questa frase a una persona a me molto cara e che li voglio bene e mi sta molto simoatico
Gay si nasce non si diventa.
È la frase più vera che ho sentito nella mia vita in poche parole questa piccola frase vuol dire che essere gay,lesbiche,trans,bisex non è una malatia ma una scelta di vita da quando sei nella pancia della tua madre.
A me loro non fanno schifo, non mi danno fastidio ma mi danno fiducia e amore (che gli etero non hanno e che non mi daranno mai)
Andrea,Rafaele,Sara,Junior e Marco, devono essere accettati per quello che sono non ci faranno mai del male come noi facciamo a loro (L omofobi) il male che non si cura dimenticando ne lottando è quello verbale e fisico.
Non dobbiamo avere Paura di loro ma dei Preti pedofili degli stuptatori ma non di loro, che non ci fanno del male che ci rispettano anche se noi non li rispettiamo.
Ma noi come sempre siamo sempre dei fifoni dei coglioni e altro...
Per paura di una scelta di vita delle persone Altrui e un amore vero e dolce. 
Noi siamo una societá di imbranati,e fifoni per 2 motivo: 
1 la paura di persone che si Amano.
2 non dare lavoro e diritti a persone diversi di noi etero .
Io mi chiedo Perchè tutta questa paura che non serve a niente?!
A me non me ne frega un cazzo dei giudizi delle persone io starò sempre accanto alla cumunitá LGBT perchè loro meritano di avere i nostri stessi diritti e avere i loro Figli come ogni cumune mortale io da adesso ci metrò la faccia e non me ne frega un cazzo dei giudizi delle persone omofobe.
Non sono malati,non sono da curare con leletra sciok la loro vita non è da giudicare per quello che é noi siamo nessuno per giuducarli,e per picchiare senza un motivo noi siamo solo un società di imbranati (per non dire altro) che non rispetta le vite altrui e le idioligie altrui!
Non dobbiamo avere Paura di loro ma dei preti Pedofili degli strupratori io mi chiedo se vedi una coppia gay ke si bacia perchè non ti volti dall altra parte e la smetti di rompere le Palle? Io conosco 5 ragazzi ke io ammiro e adoro moltissimo A.R.S.J.M io li chiamo guerrieri perchè lottano per la loro libertà per crearsi una vita una Bella famiglia che lo stato non li da ancora un lavoro che lo stato non li dà perchè sono Gay.
(Andrea,Raffaele,Sara,Marco,Junior)
Io mi sto incazzando con tutti sia con me stessa che con la mia famiglia.
Con me stessa e che non riesco ad avere le mie idiologie senza essere giudicata.
Con la mia famiglia perchè non rispetta le mie idee per esempio : io difendo e rispetto i gay e mia sorella mi dice che li fanno schifo e mia madre mi dice di non parlarci e per di più mi segalano la foto e il post che ho scritto riferito ai gay
Le persone con cosa pensa con il buco del culo?? 
(Scusatei termini che leggerete.)
A me nessuno cambierà la mia idiologie segalate pure i miei post fate quello che volete ma le mie idee non lo cambiate mai!!!!! Usate il vostro cervello ma nn la vostra demenza perfavore!!!
Ma usano tutto tranne il cervello
Ogni uno ha la sua idea di vita io ho la mia e non me la cambierai mai! tu smettila di rompere le palle e tienti la tua idea per te.
Lo so che vi dará fastidio la mia idea ma voi chi siete per cambiarmela?
Nessuno allora non mi rompete le palle grazie.
Le persone gay sono più vere e dolci dei etero e io ne so qualcosa ho conusciuto 3 persone meravigliose che ammiro rispetto :
Rafaelle: è un ragazzo dolce che merita di essere voluto bene per la sua sensibilitá e la sua sincerità E per la sua dolcezza che non tutti hanno.
Sara: è una ragazza molto sensibile e a me mi trasmette forza e coraggio perchè lotta e fa di tutto per sorridere al dolore che la circonda e alle persone di merda che ci sono nel mondo
Andrea: lui ha sofferto di più è stato picchiaro davanti a un locale.
Il motivo? È perchè è gay ma la gente cosa pensa di fare picchiamdo un gay? Io personalmente non lo so e non voglio saperlo.
Perchè Tutta questa violenza? 
Se sei Gay ti picchiano,non ti danno quel cazzo di lavoro. Perchè? Chissá a cosa pensano gli omofobi per non dare un lavoro a un Gay e dare i loro diritti e rispettare la loro vita senza romperli le palle per l unico motivo che sono gay.
Essere gay non è una malattia ma una scelta di vita dagli la loro libertà,un lavoro senza essere Omofobo stai tranquillo non ti mangiano non ti picchiano come fai tu con lori non ti daranni fuoco come tu fai con loro allora è meglio se la smetti di rompere signor omofobo
Almeno loro non ti picchiano come fai tu con loro, almeno loro non ti sputano in faccia quando ti vedono in giro per la strada o in un locale.
ALMENO LORO TI RISPETTANO UN RAZZA DI CRETINO COME
TE...
Fai come fanno loro, rispettali come ti rispettano loro...
Cari Amici GAY
Io non sarò mai omofoba io vi proteggerò come posso darvi il soporto e il rispetto che non vi danno la vostra guerra è anche la mia.
Non so quanto vi sarò utile ma io ci tengo a farvi arrivare il mio pensiero Andrea (traccia 25 ),Sara,Marco e Rafaele e Junior 
Io vi adoro e vi voglio Bene 
E grazie  che siete entrati nella mia vita

 

 

 

 

Io, gay a 17 anni chiedo solo di esistere

DAVIDE TANCREDI


CARO direttore, questa lettera è, forse, la mia unica alternativa al suicidio. Ciò che mi ha spinto a scrivere è la notizia di un gesto avvenuto nella cattedrale parigina. Un uomo, un esponente di destra, si è tolto la vita in modo eclatante sugli scalini della famosa chiesa per manifestare il proprio disappunto contro la legge per i matrimoni gay deliberata dall'Assemblea Nazionale francese.

Nonostante gli insegnamenti dalla morale cristiana, io ritengo che il suicidio sia un gesto rispettabile: una persona che arriva a privarsi del bene più prezioso in nome di una cosa in cui crede, merita molta stima e riguardo; ma neppure questa considerazione riesce a posizionare sotto una luce favorevole quello che mi appare come il gesto vano di un folle. La vita degli altri continua anche dopo la fine della nostra. Siamo destinati a scomparire, anche se abbiamo riscritto i libri di storia. Morire per opporsi all'evolversi di una società che tenta di diventare più civile è ottusità e evidente sopravvalutazione delle proprie forze.

Il Parlamento italiano riscontrando l'epico passo del suo omologo d'oltralpe ha subito dichiarato di mettersi in linea per i diritti di tutti. Una promessa ben più vana del gesto di un folle. Tutti sappiamo come il nostro Paese sia l'ultimo della classe e che non ci tenga ad apparire come il più progressista. Si accontenta di imitare o, peggio ancora, finge di farlo. La cultura italiana rabbrividisce al pensiero che due persone dello stesso sesso possano amarsi: perché è contro natura, perché è contro i precetti religiosi o semplicemente perché è odio abbastanza stupido da poter essere italiano. Spesso ci si dimentica che il riconoscimento dei matrimoni omosessuali non significa necessariamente affidare a una coppia "anormale" dei bambini ma permettere a due individui che si vogliono bene di amarsi. In questo consiste il matrimonio, soprattutto nella mentalità cattolica. E allora perché quest'ostinata battaglia?

Io sono gay, ho 17 anni e questa lettera è la mia ultima alternativa al suicidio in una società troglodita, in un mondo che non mi accetta sebbene io sia nato così. Il vero coraggio non è suicidarsi alla soglia degli ottanta anni ma sopravvivere all'adolescenza con un peso del genere, con la consapevolezza di non aver fatto nulla di sbagliato se non seguire i propri sentimenti, senza vizi o depravazioni. Non a tutti è data la fortuna di nascere eterosessuali. Se ci fosse un po' meno discriminazione e un po' più di commiserazione o carità cristiana, tutti coloro che odiano smetterebbero di farlo perché loro, per qualche sconosciuta e ingiusta volontà divina, sono stati fortunati. Io non chiedo che il Parlamento si decida a redigere una legge per i matrimoni gay  -  non sono così sconsiderato  -  chiedo solo di essere ascoltato.

Un Paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di sé. Non può permettersi di vivere senza una legge contro l'omofobia, un male che spinge molti ragazzi a togliersi la vita per ritrovare quella libertà che hanno perduto nel momento in cui hanno respirato per la prima volta. Non c'è nessun orrore ad essere quello che si è, il vero difetto è vivere fingendosi diversi. Noi non siamo demoni, né siamo stati toccati dal Demonio mentre eravamo in fasce, siamo solo sfortunati partecipi di un destino volubile. Ma orgogliosi di esserlo. Chiediamo solo di esistere. 

 

 

 

Caro Davide, non ti lasceremo solo.
L'omofobia diventerà presto un reato

 
Caro Davide, questa lettera te l'avrei scritta comunque, anche se non fossi presidente della Camera. Ho una figlia poco più grande di te, e t'avrei scritto come madre, turbata nel profondo dal tuo grido d'allarme, dalla solitudine in cui vivi, dal peso schiacciante che devi sopportare perché "non a tutti è data la fortuna di nascere eterosessuali". Scrivo a te per stabilire un contatto, e sento il dolore di non poter più fare lo stesso con una ragazza di cui stanno parlando in queste ore i giornali. La storia di Carolina fa male al cuore e alla coscienza: ha deciso di farla finita, a 14 anni, per sottrarsi alle umiliazioni che un gruppo di piccoli maschi le aveva inflitto per settimane sui social media. E consola davvero troppo poco apprendere che ora questi ragazzini dovranno rispondere alla giustizia della loro ferocia. 

Vi metto insieme, Davide, perché tu e Carolina parlate a noi genitori e ad un Paese che troppo spesso non sa ascoltare. Tu lo hai fatto, per fortuna, con le parole affilate della tua lettera. Lei lo ha fatto saltando giù dal terzo piano. Ma descrivete entrambi una società che non sa proteggere i suoi figli. Non sa proteggerli perché oppressa dal conformismo, incapace di concepire la diversità come una ricchezza per tutti e disorientata di fronte ai cambiamenti. Una società in cui - ancora nel 2013, incredibilmente - tu sei costretto a ricordare che "noi non siamo demoni, né siamo stati toccati dal Demonio mentre eravamo in fasce". A te sono bastati i tuoi pochi anni per capire che "non c'è nessun orrore ad essere quello che si è, il vero difetto è vivere fingendosi diversi". Una società che non sa proteggere i suoi ragazzi dalle violenze, vecchie e insieme nuove, come quella che ha piegato Carolina: lo squallido bullismo maschile antico di secoli, che oggi si ammanta di modernità tecnologica e con due semplici click può devastare la vita di una ragazza in modo cento volte più tremendo di quanto sapessero fare un tempo, quando io avevo la tua età, i più grevi pettegolezzi di paese. 

Ti ringrazio, Davide, perché hai avuto il coraggio di chiamarci in causa, di mettere noi adulti di fronte alle nostre responsabilità. Le mie sono sì quelle di madre, ma ora soprattutto di rappresentante delle istituzioni. E ti assicuro che le tue parole ce le ricorderemo: non finiranno impastate nel tritacarne quotidiano, che ci fa sussultare di emozione per qualche minuto, e poi ci riconsegna all'indifferenza. Il compito del nostro Parlamento lo hai descritto bene tu, che pure hai molti anni in meno dell'età richiesta per entrarci: "Un Paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di sé. Non può permettersi di vivere senza una legge contro l'omofobia, un male che spinge molti ragazzi a togliersi la vita". L'altro giorno, in un incontro pubblico contro la discriminazione sessuale, ho sentito ricordare il ragazzo che amava portare i pantaloni rosa, e che oggi non c'è più. A lui, a te, le nostre Camere devono questo atto di civiltà, e spero davvero che la legislatura appena iniziata possa presto sdebitarsi con voi.

Così come ritengo che sia urgente trovare il modo per crescere insieme nell'uso dei nuovi media. Le loro potenzialità sono straordinarie, possono essere e spesso sono poderosi strumenti di libertà, di emancipazione, di arricchimento culturale, di socializzazione. Ma se qualcuno li usa per far male, per sfregiare, per violentare, non possiamo chiudere gli occhi. Il problema, in questo caso, non è quello di varare nuove leggi: gli strumenti per perseguire i reati ci sono e vanno usati anche incrementando, se necessario, la cooperazione tra Stati. Ma sarebbe ipocrita non vedere la grande questione culturale che storie drammatiche come quella di Carolina ci pongono: i nostri ragazzi, al di là della loro invidiabile abilità tecnologica, fino a che punto sono consapevoli dei danni di un uso distorto dei social media? E noi adulti - le famiglie e la scuola - siamo in grado di portare dei contributi per una gestione più responsabile di questi strumenti? Vorrei che ne ragionassimo anche nei luoghi istituzionali della politica.

Hai chiesto di essere ascoltato, Davide. Se ti va, mi farebbe piacere incontrarti nei prossimi giorni alla Camera, per parlare di quello che stiamo cercando di fare. A Carolina non posso dirlo, purtroppo, ma vorrei egualmente conoscere i suoi familiari. Per condividere un po' della loro sofferenza, e perché altre famiglie la possano evitare.
(l'autrice è presidente della Camera)

Vite spezzate. Storie di ordinaria omofobia dalla veglia di Milano

 
Ne sa qualcosa Dino, un trentenne ridotto in fin di vita lo scorso 22 Agosto a Roma; ne sa Mattia che, il 24 aprile scorso, è stato aggredito da un branco su un autobus romano tra l’indifferenza degli altri passeggeri; ne sa qualcosa il cantautore Emilio Rez, il cui look eccentrico, ha scatenato, il 19 agosto scorso, la rabbia di un energumeno che l’ha spedito all’ospedale a furia di botte; riempito di botte spedendolo all’ospedale; ne sa qualcosa Francesco, che non ha avuto la presenza di spirito del suo compagno Massimo e che non è scappato quando un gruppo di giovani si è avvicinato con il braccio destro alzato; ci ha rimesso la vita Lindo Jacoma che è stato trovato ucciso il 23 agosto scorso nella piazzola di un’autostrada a pochi passi da Lugano; ne sa qualcosa Giacomo, che l’11 marzo è stato aggredito all’Università Statale di Milano mentre attaccava un manifesto; ne sa qualcosa Enrico Pizza che è ormai un politico affermato di Udine e che, nonostante questo, è stato avvicinato da tre squadristi che l’hanno aggredito gridando: «Non vogliamo froci in consiglio comunale». Ne sanno qualcosa i tanti gay che in tutta Italia, subiscono in silenzio i ricatti, le ingiurie e le violenze di quanti li disprezzano per la loro omosessualità. 
 
 
Essere lesbiche significa rischiare due volte: in quando donne, innanzi tutto; in quanto omosessuali, in secondo luogo. Ne sanno qualcosa le due ragazze che, lo scorso 13 ottobre, hanno subito un’aggressione da parte di due uomini che, dicendo loro: «Quelle come voi, al nostro paese sarebbero lapidate» le hanno picchiate lungo un argine di Padova. 
Ne sa qualcosa la giovane attivista di Rifondazione Comunista di Trento che è stata aggredita il 10 maggio del 2009 da due energumeni che l’hanno spintonata al grido di «Froci!». 



 «Non è un paese per transessuali!». Questa la riflessione che nasce leggendo le pagine di cronaca. Non occorre chiamarsi Brenda e finire al centro di un giro losco che coinvolge il presidente della regione Lazio per lasciarci la pelle. 
Lo testimonia il corpo trovato dalla polizia il 26 marzo scorso nei pressi di Parma, oppure quello rinvenuto a Roma il 29 dicembre. E poi ci sono le tante aggressioni: come quella denunciata a Monza da Fabricio il 10 dicembre; o quella di cui è stata vittima Vanessa Mazza, picchiata a Firenze il 5 aprile scorso. 
E non tutti hanno il coraggio di andare alla polizia perché corrono il rischio di essere fermati per il reato di immigrazione clandestina, come è capitato a Roma l’11 agosto scorso.



«Prendete un omosessuale? Tagliateli la testa con una spada e poi bruciate il suo cadavere oppure potete gettarlo, anche vivo, della cima di una montagna. Altrimenti scavate un buco, accendete un fuoco e gettatecelo dentro. 
Quelle persone non meritano né clemenza, né compassione» questo raccomandava l'ayatollah Musavi Ardebili agli studenti dell'università di Teheran nel 1998. 
Da allora, in Iran, secondo fonti occidentali, centinaia di omosessuali sono stati condannati alla pena capitale: il numero esatto è difficile da stabilire, perché le esecuzioni spesso sono tenute segrete e molte volte il regime, per screditare i suoi oppositori, li accusa di «devianza sessuale».

I paesi in cui si rischia la morte a causa dell’omosessualità sono sei: l'Iran, l'Arabia Saudita, l'Afghanistan, il Sudan, lo Yemen e la Mauritania. 
Mentre sono più di venti gli Stati in cui gli omosessuali rischiano di andare in prigione. E non si tratta di un fenomeno che coinvolge esclusivamente i paesi mussulmani, perché l’omosessualità è reato anche a Cuba, in Porto Rico, in Giamaica, a Singapore, in India e in Cina.  […]

15 anni e gay. Le due famiglie di Corey

 

Articolo di Graham Gremore tratto dal sito Queerty (Stati Uniti), del 27 marzo 2014, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro

Il quindicenne del Michigan Corey Nichols seppe di essere in pericolo quando udì suo padre dire “Se ci fosse un frocio in questa casa gli sparerei in testa con una pistola”. 
In un'intervista fatta dal programma radiofonico Out In Santa Cruz Corey dice di aver tenuto nascosto alla famiglia il suo orientamento sessuale, timoroso della reazione dei genitori alla sua omosessualità. 
Corey afferma che suo padre era solito picchiarlo. Disse anche al figlio che i gay non erano solo peccatori, erano il peccato in persona e che venivano uccisi quando raggiungevano una certa età.

Una notte Corey si ubriacò e gli venne la febbre. I suoi genitori, sospettando che fosse gay, lo ignorarono. Qualche giorno dopo, alle 2 del mattino, era in preda a deliri suicidi. Entrò in chat con la sua amica Aubrey.
“Sono disperato. Qui le cose vanno male, voglio tagliarmi i polsi. Non sto scherzando” le scrisse. In quel momento Mindy, la madre di Aubrey, vide per caso cosa c'era sullo schermo del computer della figlia. Si mise immediatamente in azione. 

“Era come se fossi posseduta da qualcun altro” dice Mindy a Out In Santa Cruz. “Sapevo che dovevo agire e fare qualcosa, ma tutto ciò che facevo era contro la mia natura: io di solito non agisco così.” Mindy e Aubrey si recarono a casa di Corey e lo presero con loro. 
Quando tornarono a casa, Mindy vide con orrore che Corey era quasi blu dalla polmonite. Nelle due settimane seguenti lei e suo marito Dale si presero cura di lui fino alla guarigione. In tutto quel tempo, apparentemente i genitori di Corey non cercarono mai il figlio.

Dopo essere guarito, il ragazzo tornò a casa. Confessò a sua madre che era gay e la madre passò la notizia al marito, che ebbe un accesso di rabbia. “Gridava, urlava, si chiedeva come un frocio potesse vivere in casa sua e diceva che non poteva credere di essere in presenza del diavolo” dice Corey a Out In Santa Cruz. “Quando arrivò mio fratello mi chiusi nella mia stanza. 
La prima cosa che fece mio padre fu dirgli che suo fratello non era nient'altro che un frocio buono a nulla.” Quando i genitori e il fratello tentarono di sfondare la porta della sua stanza, Corey si rifugiò in bagno. Quando la famiglia andò a letto, il ragazzo sgattaiolò fuori dalla casa per non tornarvi mai più. Non avendo un posto dove andare, tornò a casa della sua amica Aubrey. La sua famiglia accolse di nuovo Corey, questa volta in modo permanente. 
“All'inizio gli preparammo una camera nel seminterrato” spiega Dale “dandogli quello che potevamo, dato che non aveva portato niente con sé. La sua prima camera da letto in casa nostra aveva i muri fatti di coperte mobili attaccate al soffitto. C'erano un letto, un comodino, un vecchio armadio e un ventilatore. Quel ragazzo era felice, ma così felice... Mi commosse vedere Corey che non aveva quasi nulla eppure era felice.” 

Qualche settimana dopo, Mindy e Dale fecero formale richiesta di adottare Corey. Il giorno dell'udienza la famiglia biologica di Corey non si fece viva per contestare l'adozione. “Voglio che il mondo sappia che Corey è una bella persona” dice Mindy.
“Voglio che il mondo veda il suo dolore e sappia che non è necessario. La sessualità è solo una piccola parte di ciò che siamo. Prima di ogni altra cosa Corey è un essere umano amorevole, genuino, premuroso e intelligente. Conta poco da chi è attratto e chi sposerà.” 

Da quando questa storia è diventata pubblica, la famiglia biologica di Corey afferma che tutta la faccenda è una montatura. Qualche giorno fa James, il fratello di Corey, ha pubblicato il seguente messaggio sulla sua pagina Facebook: “Per tutti voi che avete letto la storiella pietosa di mio fratello, è uno scherzo e sinceramente sono scioccato che qualcuno abbia la faccia tosta di mentire su una cazzata come questa. 
Sì, c'è qualcosa di vero, ma i punti essenziali sono falsi. Se qualcuno ha un problema venga da me, mio fratello è un falso e un codardo. Ha la capacità di manipolare una persona meglio di chiunque altro io conosca.” 
La sorella di Corey, Hailey, ha replicato al post scrivendo: “Sapevano esattamente cosa stavano facendo. È buffo come la “storia” di Corey è stata pubblicata il giorno dopo che il matrimonio gay è stato legalizzato in alcune zone del Michigan.” 
Al che James ha risposto: “Esattamente, questi schifosi finocchi. Lo sai perché tutti i finocchi hanno successo. Perché sono egoisti e a loro importa solo di se stessi.” La madre di Corey, Angie, ha pensato bene di dire la sua: “Non posso crederci, non abbiamo mai cacciato via Corey, lui se n'è andato. Non aveva da temere nulla da suo papà, non avrebbe mai fatto del male a Corey, solo che non ha fiducia nei gay e non li approva, ha le sue idee.” Al che James ha risposto: “Il karma è una brutta bestia e sta facendo il suo lavoro.” 

“Prendere posizione per ciò che è giusto non è sempre facile, ma è sempre giusto” dice Mindy. “La nostra famiglia si è innamorata di Corey perché è Corey... La sua sessualità non cambia nulla. Voglio che il mondo sappia anche che siamo una famiglia. Voglio che la gente capisca che la genetica non è altro che scienza. Le famiglie si costruiscono con l'amore incondizionato.” 

Dale aggiunge che ogni tanto vede il padre biologico di Corey in città. “Sa come fare finta di niente. Sorride e fa come se niente fosse". Mi ha detto : "apprezzo quello che fate per il mio ragazzo.'” Gli ho fatto cenno con il capo, mi sono avvicinato e poi gli ho bisbigliato piano: “Ho una notizia per lei. Non è il suo ragazzo, è mio figlio.”

 

Giornata mondiale contro l'omofobia e la transfobia

13 maggio 2014

 
 
occasione della Giornata mondiale contro l'omofobia e la transfobia, il 17 maggio 2014, Amnesty International Italia e diverse associazioni per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate hanno rivolto una lettera alle autorità italiane chiedendo l'approvazione di una legge contro l'omofobia ed esigendo il rispetto dei diritti delle persone lgbti.

Per far sentire la nostra voce e le richieste che da tempo Amnesty International rivolge alle istituzioni italiane, è stata lanciata una foto petizione: le foto raccolte saranno consegnate alle autorità italiane il 19 maggio, allegandole alla lettera delle associazioni a loro rivolta. 

Scrivi sul palmo della mano "STOP ALL'OMOFOBIA" e scatta una foto a volto coperto (come nella foto)


Inviala a fotopetizione@amnesty.it o postala su Instragram con l'hashtag #BASTAOMOFOBIA, entro il 17 maggio.